The Hours (recensione film)

Il film del 2002 l’ho recuperato in streaming su Netflix solo di recente.

Tratto dal romanzo di Cunnigham, il film ripercorre in parallelo le storie di tre donne (Virginia Woolf, Laura, Clarissa), ambientato in tre momenti diversi (inizio 900, 1945, giorni nostri), in tre contesti geografici differenti (Inghilterra, Los Angeles, NY).

Il legame tra le tre donne è essenzialmente il romanzo Mrs Dalloway, ma in realtà tutte e tre combattono contro il tentativo di essere ingabbiate dalle pressioni sociali e dagli stereotipi culturali, soprattutto per quanto riguarda l’orientamento di genere e le relazioni.

Le tre protagoniste sono interpretata in modo magistrale da N. Kidman, J. Moore e M.Streep) che ben sanno farsi voce delle lotte quotidiane delle donne e dell’affermazione di sé come autodeterminazione delle persone.

Geniale è l’intreccio della sceneggiatura che ripercorre il capolavoro di Cunnigham, ispirato al flusso di coscienza della Woolf racchiudendo lo sviluppo della storia in una sola giornata.

Oltre a temi che trovo estremamente attuali per quanto riguarda l’affermazione femminile, credo che l’universo rappresentato da questo pluripremiato film si snodi attraverso la ricerca della felicità come bisogno primario dell’individuo. Ognuna di loro combatte contro qualcosa che rende un miraggio la felicità: il disagio psichico nel caso della Woolf, il modello borghese stringente per Laura e, infine, per Clarissa un idilliaco passato. Nel complesso intreccio delle tre storie, emerge la letteratura come strumento compensatorio di elaborazione del pensiero e di vicolo per l’empatia in un film dove thriller e melò si innestano con maestria.

Per me, un capolavoro.

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