A. Bogliolo, Giunti, 2016

“il pensiero computazionale è proprio questo: la capacità di elaborare procedimenti costruttivi a supporto della fantasia e della creatività”
Confesso di aver dato spazio a tutto il mio entusiamo e a tutta la mia impazienza nell’avvicinarmi a questo libro: l’ho letto tutto d’un fiato, in un pomeriggio al mare, appuntandomi impressioni e approfondimenti successivi. E’ un libro che esordisce utilizzando il “tu”, un tu per creare un rapporto personale, un tu declinato al femminile. Per chi ha fatto il corso #CodeMooc  è come rivivere tutta la strepitosa esperienza  di quel doppio binario che si intersecava nell’essere al contempo apprendista del coding e insegnante del coding, una doppia valenza che si riaccende con grande emozione tra le righe ma che anche il lettore che si approccia per la prima volta alla metodologia può sperimentare e provare. Ho trovato più difficile seguire le parti centrali (quelle su “se” “altrimenti” ) perchè forse con le proposte operative on line sono più facili da testare, anche se l’idea del coding inverso è geniale: si configura così un libro interattivo dove ciò che si apprende si può testare senza bisogno di pc e connessione.
Trovo il testo molto agile, scorrevole, quasi intimo direi perchè capace di coinvolgere il lettore in un dialogo aperto, confidenziale, rassicurante e infinito perchè proseguimento di altre esperienze, perchè antecedente ad altre avventure che di certo avverranno.
Ho avuto anche la piacevole conferma che il prof. Bogliolo è anche molto, molto bravo con le parole. Lo avevo notato mesi fa all’inizio del corso, dopo la prima lezione video, per l’uso che faceva delle parole, dagli aggettivi che sceglieva. Questa  capacità di un lessico ricercato e preciso ma al contempo comunicativo, emotivo e alla portata di tutti si ricalca anche nel linguaggio scritto, anzi forse ancora più forte perchè sulla parola scritta ci si può tornare, soffermare, in modo più naturale rispetto a un audiovideo.
Credo che didatticamente sia una risorsa importante questo testo: ci sono numerose puntualizzazioni sul coding, spiegazioni esaustive e semplici su cosa sia il pensiero computazionale e sulla sua valenza sul lato femminile della tecnolgia e le pari opportunità, sull’utilizzo proficuo di strumenti e risorse, sulla sua trasversalità, sul suo inserimento come metodologia e non come disciplina a sè che ritengo essere di grande incoraggiamento. E’ anche una raccolta di spunti fondamentali per raccontare e informare  nonchè sperimentare puntando sul coinvolgimendo dal basso anche nella lettura, caratteristica vincente per la diffusione del coding come già attestato con altri stumenti e occasioni.
E’ una bella avventura questo libro che per il formato comodo e maneggevole si inserisce facilmente nella vita di ogni giorno, come dovrebbe essere il coding.

Perchè “il pensiero computazionale è per tutti, come la scuola”.

Alcuni spunti

“Il coding a scuola è un vaccino naturale contro gli stereotipi”

“Non sarebbe meglio lasciare il coding agli informatici? No! E te lo dico da informatico. Sarebbe come lasciare la scrittura agli scrittori. Se nessun altro sapesse scrivere saremmo tutti meno liberi, non potremmo godere appieno dei diritti fondamentali di espressione e di informazione, non potremmo usare la scrittura come supporto metodologico a qualsiasi altra disciplinae gli scrittori sarebbero, a modo loro, dei nerd”.

“l’opportunità di sviluppare il pensiero computazionale, non possiamo certo tenerlo uori dalla scuola, che è l’unico luogo dove l’istruzione è davvero per tutti”

“Il pensiero computazionale viene prima di qualsiasi competenza digitale propriamente detta perchè offre gli strumenti per acquisire ulteriori competenze in modo pienamente consapevole”.

“Ritengo che il modo migliore per fare coding a scuola sia usarlo come supporto metodologico a qualsiasi disciplina, agevolando così il processo di acquisizione della seconda lingua madre e arricchendo l’esperienza didatticha della disciplina stessa”.

 

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