Abbacadora, Michela Murgia, Einaudi 2009

Della Murgia avevo letto fino ad ora i suoi testi da attivista e i saggi, mi mancava questo prezioso tassello che è il romanzo da molti ritenuto il suo capolavoro, quindi grazie per avermelo fatto scoprire. Mi ha colpito molto la delicatezza e l’idea di affrontare un tema complesso come l’eutanasia (soprattutto nella morte di Nicola) contestualizzandolo nella Sardegna degli anni 50. Eppure riesce a mantenere alta l’attenzione in riferimento alla nostra attualità e far emergere il concetto di fondo ricorrente nei suoi libri: prima di giudicare, bisogna comprendere. Attraverso l’accabadora e il suo rapporto con Maria, viene sfiorato anche il rilevante tema dell’ adozione e dei rapporti oltre i legami di sangue, altro elemento chiave dell’ attività della Murgia. Ho trovato pervasiva e ben fatta la descrizione della Sardegna, apparente misteriosa e aspra, eppure così dinamica come i personaggi del libro. Il linguaggio della Murgia mi ha fatto riflettere: ben cesellato, dove le parole in Sardo si intagliano molto bene nel resto del discorso, forse un po’ freddo il che contribuisce, a mio avviso, a rendere poco empatiche le protagoniste nei confronti del lettore. Gli anni a Torino sono meno interessanti, ma resta un gran libro…e mi son chiesta: visto che è stato un gran libro da subito, come mai la Murgia non ha proseguito la strada della narrazione in romanzi?

9:22 PM

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